L’obesità è una condizione medica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo. Solitamente si definisce obeso chi ha un indice di massa corporea superiore a 30 km/m^2; altrimenti si definisce obeso l’uomo adulto che abbia una percentuale di grasso corporeo superiore al 26%, o la donna adulta che abbia una percentuale di grasso corporeo superiore al 32%.
Come si calcola il proprio indice di massa corporea?
Un ulteriore parametro che può essere utilizzato per valutare lo stato ponderale di un soggetto, è la circonferenza vita (WC), che deve essere misurata appena sopra l’ombelico e il cui valore dovrebbe essere inferiore a 94 cm per gli uomini e inferiore a 80 cm per le donne (a).
L’obesità rappresenta un importante fattore di rischio per molte malattie:
- Diabete di tipo 2
- Ipertensione
- Malattie cardiovascolari
- Ictus
- Steatosi epatica
- Sindrome metabolica
- Insufficienza respiratoria
- Osteoartrite
- Psicopatologia
L’obesità è associata anche all’aumentato rischio di sviluppo di determinati tipi di cancro, che non riguardano solo gli organi facenti parte dell’apparato digerente.
Perciò, l’obesità aumenta il rischio di mortalità in quanto favorisce e/o aggrava l’instaurarsi di diversi stati patologici.
Obesità e diabete
L’ obesità è caratterizzata da un accumulo di grasso corporeo in misura tale da influire negativamente sulla salute dell’individuo. Gli adipociti (ovvero le cellule che compongono il tessuto adiposo) rilasciano acidi grassi liberi che, a livelli elevati, contribuiscono all’aumento del rischio cardiometabolico.
Gli acidi grassi liberi, o FFA, una volta rilasciati dal tessuto adiposo, giungono al fegato attraverso il circolo venoso portale: questo determina la stimolazione della gluconeogenesi (che porterà all’aumento della glicemia).
Gli FFA inoltre possono essere esterificati e convertiti a trigliceridi (portando ad ipertrigliceridemia). Infine, essi portano ad un’aumentata liberazione di lipoproteine a bassa densità (VLDL) e quindi alla formazione della placca aterosclerotica.
Gli acidi grassi liberi possono accumularsi anche a livello muscolare dove causano un peggioramento del metabolismo del glucosio, e a livello pancreatico possono causare una ridotta secrezione di insulina glucosio-dipendente.
Questo determina l’instaurarsi di insulino-resistenza: una condizione che aumenta notevolmente il rischio di sviluppare diabete di tipo 2.
Cosa succede quando si perde peso?
In caso in cui si sviluppi obesità e/o patologie associate, è bene seguire un percorso di rieducazione alimentare mirato al dimagrimento.
Una perdita di peso di solo il 5% è in grado di indurre migliorare notevolmente la sensibilità all’insulina sia epatica che muscolare (quindi riduce l’insulino resistenza ed il rischio di sviluppare diabete di tipo 2). Una perdita di peso del 10% induce ulteriori miglioramenti delle alterazioni del tessuto adiposo.
Inoltre ci sono vari studi che dimostrano come il calo ponderale porti ad una riduzione del rischio di diabete mellito di tipo 2.
Una perdita di peso ancor più marcata, porta alla remissione di alcune patologie come la steatosi epatica non alcolica (accumulo di lipidi a livello epatico).
La perdita di peso, in generale, porta al miglioramento di diversi parametri ematochimici (glicemia, colesterolemia, trigliceridemia) quindi riduce il rischio cardiovascolare associato al sovrappeso, e ad un miglioramento della qualità di vita consentendo alla persona di avere maggiore mobilità e resistenza necessarie per le attività quotidiane.
La parola chiave è: prevenzione
Per ridurre il rischio di sovrappeso è bene adottare sane abitudini, alimentari e non:
- Includi sempre frutta e verdura nella tua alimentazione
- Scegli cibi poco raffinati
- Evita le bevande zuccherate
- Scegli cibi freschi piuttosto che confezionati
- Non utilizzare sale in eccesso
- Bevi almeno 2L di acqua al giorno
- Fai attività fisica
- Dormi almeno 8h a notte
dott.ssa Daniela Angelini
Nutrizionista Farmacia Jungano